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Approfondimento La Casa Pensione
A.4 – La Casa Pensione

La Casa Pensione, al centro di viale Buffoli, ebbe tante vite diverse.
Fondo Mulazzi c/o Biblioteca Comunale F. Maraspin
In questa pagina scopriamo le tante vite di questo edificio:
A.4.1 – L’Albergo popolare ei Dormitorio popolare
L’alloggio a costi sostenibile er un problema che attanagliava un gran numero di persone nella Milano degli ultimi decenni dell’800 che cresceva a dismisura. Buffoli e l’Unione Cooperativa lo affrontarono da diversi punti di vista anche prima di pensare alla fondazione della Città Giardino.
Fin dal 1899 L. Buffoli aveva raccolto 1600 soci e creato la Società Cooperativa degli Alberghi Popolari, che subito ne avvia la costruzione. Il 18 giugno 1901 si inaugura a Milano, il primo Albergo Popolare, a Porta Genova, affacciato sulla conca del Naviglio.

Il primo Albergo Popolare in Italia – da L’architettura Italiana febbraio 1902
Costruito su progetto degli architetti F. Magnani e M. Rondoni, esso si rifà al modello delle Rowton Houses, realizzate a Londra negli ultimi anni dell’ottocento da Lord Rowton e da un piccolo gruppo di finanziatori come case per uomini soli, celibi o vedovi. Riservato ai soli uomini, l’albergo offre vitto e alloggio a costi contenuti in un ambiente igienicamente e moralmente sano a quanti sono costretti a recarsi a Milano per lavoro e dispongono di mezzi limitati.

Il primo Albergo Popolare in Italia.
La raffinata eleganza delle opere in ferro battuto a testimoniare che il gusto per la bellezza non è incompatibile con il contenimento dei costi– da L’architettura Italiana febbraio 1902
Oltre a 530 posti letto in camerette, l’albergo era dotato di una serie di ambienti di servizio quali refettori, biblioteca con libri e giornali, hall di ritrovo con bar e giochi di società, ristorante e spaccio a prezzi controllati, bagni e docce, lavanderia-stireria, deposito bagagli, spogliatoio, guardaroba, un barbiere ed un calzolaio. L’Albergo Popolare di Milano, pur con i necessari adattamenti, fu attivo fino al 1968, anno in cui fu abbattuto.

Il primo Albergo Popolare in Italia.
Il Salone da Pranzo – da L’architettura Italiana febbraio 1902
Nel 1905, in Via Colletta, zona di Corso Lodi, si inaugura il Dormitorio Popolare, che dal 1922 sarà intitolato a L. Buffoli. Dotato di 375 posti letto, distribuiti in quattro cameroni, per soli 20 centesimi a notte offriva un posto letto e l’utilizzo di bagni e docce. I principali clienti erano i pendolari settimanali che, per venire a lavorare a Milano, vedevano i loro salari drasticamente decurtati dalla spesa necessaria per alloggi spesso indecenti. Negli anni ospitò i senza dimora ed anche gruppi di sorvegliati dalla polizia con obbligo di firma.
Durante la guerra, tra il 1915 e il 1919 fu adibito a Ospedale Militare. Restò in funzione fino al secondo dopoguerra, quando fu sostituito dal più moderno funzionale dormitorio di viale Ortles.

Il dormitorio popolare di Milano in una immagine del 1911.
Inaugurato nel 1905, nel 1922 fu intitolato a Luigi Buffoli.


Il dormitorio popolare di Milano.
Il camerone e la cucina.
A.4.2- La Casa Pensione

La Casa Pensione di viale Buffoli appena inaugurata
Un’iniziativa nel campo dell’alloggio temporaneo non poteva mancare a Milanino. Nel luglio 1911 la Cooperativa Alberghi Popolari approva il progetto degli Ingg. Magnani e Rondoni per una casa-alloggio per persone sole, uomini e donne, scapoli o vedovi, che sorgerà accanto al Palazzo della Filiale. I lavori probabilmente non iniziarono subito o comunque procedettero molto lentamente, il progetto fu cambiato. A parte un fugace accenno ad una prossima apertura del maggio 1913, bisogna arrivare al 1914 per sapere che l’edificio è quasi completato e l’apertura è programmata per il maggio.

Il primo progetto della Casa Pensione a Milanino
“Al Milanino la Società intende costruire un albergo non nella forma dell’albergo cittadino, ma avvicinandosi maggiormente alle caratteristiche di una casa pensione per scapoli e vedovi e dove potranno trovar posto anche le donne. [Gli Ingg. Magnani e Rondoni] hanno studiato un tipo di costruzioni staccate a padiglioni, il quale se, come si crede, sarà accettato conferirà grandemente al decoro del Milanino e raggiungerà il massimo effetto utile”
Tratto da Milanino 1911
Il giorno 16 e 17 infatti, senza particolari cerimonie, probabilmente per la malattia dell’amato Buffoli, aggravatosi proprio in quel periodo, l’albergo apre le sue porte ai primi visitatori e curiosi: gli entusiastici resoconti riportano 2000 visitatori per la domenica! 46 stanze di cui alcune a due letti ed alcune comunicanti tra loro, ognuna completa di radiatore, due lampade elettriche, lavabo con acqua fredda corrente, “comodità questa spesso mancante anche negli alberghi di lusso”, la buvette con la cucina, sale di lettura e di ritrovo, “gabinetti di decenza e gabinetto da bagno con scaldabagno a gaz” in ogni corridoio, arredo “semplice ma di decorosa eleganza”, riscaldamento a termosifone con stufa a carbone, un terrazzo sopra l’ingresso offre “nelle sere d’estate un ritrovo delizioso. Da esso si domina un vasto panorama …” (ed è solo al primo piano!).
L’albergo è destinato a coloro “che vogliono andare a passare qualche settimana, o qualche mese, o tutta la vita nella quiete più idilliaca, in mezzo al verde ed ai fiori”. La stanza costa 40 Lire al mese, 60 quella singola. La pensione completa (pranzo e cena al ristorante dell’Unione) costa solo 3 lire al giorno. Per chi vuole mangiare alla carta, prezzi scontati al ristorante. Il giardino è piantumato da tempo con filari di robinie che formeranno presto larghi viali alberati. Nelle aiuole tra di essi, per ora sistemate a giardino, sorgeranno in futuro “padiglioni ad un solo piano, che dovranno servire da succursali alla Casa, quando questa avrà preso lo sviluppo che è lecito sperare, allorché finirà questo periodo di crisi che, se non inceppa, certo rallenta nel loro sviluppo anche le migliori iniziative”. “… al buon andamento della Casa presiede, con amorosa cura, il vice presidente della Società Cooperativa Alberghi Popolari, il Cav. Luigi Bigatti, il quale ha fissata la sua dimora nella bella villetta fabbricatasi proprio di fronte alla Casa stessa”.

La Casa Pensione – La sala da Pranzo e una cameretta
Di chi frequentasse la Casa Pensione, per quanto tempo, di quale fosse il grado di occupazione, durante l’anno o poco più di esercizio, prima dell’arrivo delle fanciulle del Collegio Reale, purtroppo non abbiamo notizie. All’inizio, gli articoli dell’Idea Cooperativa sottolineano il fatto che la Casa è aperta anche alle donne, alle coppie (ci sono camere a due letti) e perfino alle famiglie (sono disponibili lettini per bambini), anche se il progetto iniziale non era questo. Poi più nulla, fino al novembre 1915 quando un articolo presenta di nuovo l’Albergo (quasi una copia dell’articolo pubblicato al momento dell’apertura) e subito dopo l’articolo seguente annuncia la nuova destinazione come scuola-convitto. La crisi, cui accenna l’articolo citato sopra, che la guerra ormai in corso in Europa non ha certo contribuito a fugare, ma soprattutto la soddisfazione mostrata all’insediamento del Collegio, con il rincrescimento per il fatto che una scuola di quel tipo fosse solo provvisoria, alimentano il sospetto che la Casa Pensione a Milanino sia stata sostanzialmente un fallimento.
A.4.3 – Il Collegio Reale delle Fanciulle
Il Collegio Reale delle Fanciulle è da oltre 200 anni una delle istituzioni milanesi di maggior prestigio. Oggi è conosciuta con la denominazione di Educandato Statale Emanuela Setti Carraro, intitolato dal 1986 alla giovane sposa (da soli due mesi) del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, morta con lui nell’attentato mafioso del 3 settembre 1982 e che proprio lì frequentò il liceo classico.
Nel 1808 napoleone fonda il Collège Royal des Demoiselles per dare un’educazione distinta alle figlie di coloro che avevano reso importanti servigi nell’esercito o in magistratura. La sede è stabilita a Milano, allora la capitale del Regno d’Italia. Inizia a funzionare il 3 marzo 1811. Destinato a poche selezionate fanciulle di ottime famiglie (all’inizio solo una cinquantina di allieve, scelte direttamente dal governo francese), assegnava gratuitamente la metà dei posti disponibili alle figlie di funzionari o soldati meritevoli, con particolare riguardo alle orfane. Ancora oggi fedele alla tradizione, l’Istituto promuove lo studio degli alunni più capaci con numerose borse di studio.
La formula del convitto era rigida: le fanciulle vi entravano tra gli otto ed i dodici anni e ne uscivano, salvo brevi vacanze, solo a diciotto anni, pronte per la loro vita di spose e casalinghe. Negli anni i vincoli si allentarono un po’, consentendo soggiorni in famiglia più frequenti e più lunghi, fino all’introduzione, nell’anno scolastico 1929-30, dell’esternato.

Il Collegio Reale delle Fanciulle a Palazzo Archinto a Milano.
Aula dei lavori femminili. – immagine dal web
Pur caratterizzandosi fin dall’inizio come istituzione laica, dava largo spazio all’insegnamento religioso, come richiesto dagli utenti, pur senza arrivare al livello monacale in uso nei collegi religiosi dell’epoca.
Dopo l’era napoleonica, il governo austriaco orientò la scuola verso la preparazione magistrale per consentire l’accesso, per le ragazze che lo desideravano, all’insegnamento nella scuola elementare. Dopo l’Unità d’Italia si istituì la scuola elementare di quattro anni e quella di perfezionamento di tre, secondo al legge del 1859. Con la riforma Gentile, l’Istituto si adeguò all’insegnamento pubblico con l’Istituto magistrale, sostituto nel 1944 dal liceo classico; si introdusse poi il liceo linguistico, ed infine il liceo europeo.
Dal 1865 l’Istituto ha sede nei vasti e ricchi saloni e nel magnifico giardino all’inglese di Palazzo Archinto, in via della Passione, a due passi dal Duomo. Nello spirito originale dell’educandato, accanto ai corsi scolastici, si è sempre curata la pratica di attività ricreative e sportive e la partecipazione a manifestazioni culturali, religiose e di impegno sociale, per un’educazione ed una formazione completa. Oggi la scuola ospita elementari, medie, liceo classico, liceo europeo, liceo linguistico, può essere frequentata anche come convitto o semiconvitto (presenza giornaliera e rientro a casa la sera e nei fine settimana) e solo il convitto è riservato alle ragazze.

Il Collegio Reale delle Fanciulle a Palazzo Archinto a Milano.
Il refettorio nelle ex scuderie.
immagine da Lalatta, il Collegio Reale dell Fanciulle Milano, Di Baio ed. 1993
Nel dicembre 1914 la Croce Rossa chiese la disponibilità di Palazzo Archinto per farne un ospedale per malati e feriti dell’esercito. Il Ministero dell’Istruzione dette un parere non vincolante e la direzione del collegio non accettò la richiesta, non avendo essa un carattere di urgenza. Nel giugno del 1915 l’Italia era in guerra e la richiesta era ormai ineludibile. Il collegio fu temporaneamente chiuso con il rientro a casa di tutte le ragazze salvo due, che furono ospitate in altri istituti religiosi. L’intero edificio, salvo i saloni di pregio artistico, fu consegnato all’autorità militare, i dormitori completi di letti, materassi e biancheria, le cucine ed i refettori con le pentole e tutte le attrezzature necessarie.
Alla ricerca di una nuova sede, trovarono subito la disponibilità dell’Unione Cooperativa che offrì l’intero edificio di Viale Buffoli 11, appena inaugurato come Casa Pensione, e parte della propria filiale in Via Cooperazione. La Casa Pensione è adibita a dormitori, mentre nella filiale, separata solo dal giardino in comune, si ricavano le aule, le sale di ricreazione, il refettorio e la cucina. Dopo gli adattamenti necessari, ai primi di novembre 1915 il Collegio è in grado di riprendere il suo funzionamento regolare con 80 convittrici, numero mantenuto fino al rientro a Milano, nell’autunno del 1919. Per inciso, l’affitto pagato all’Unione Cooperativa ammontava a 950 lire al mese.

Il Collegio Reale delle Fanciulle a Milanino.
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Aula con scuola di disegno e pittura - 2. Il parlatorio - 3.Un dormitorio - 4.La sala lavoro
Nel presentare l’arrivo del Collegio a Milanino, l’Idea Cooperativa, nel numero del novembre 1915, formula l’augurio “che il soggiorno di Milanino sia per riuscire perfettamente gradito alle signore insegnanti ed alle allieve” e auspica “che questo soggiorno temporaneo possa facilitare la fondazione permanente di un istituto analogo, che per località, servizi e bisogni della popolazione, difficilmente potrebbe trovare così vicino a Milano un posto migliore”. Già accantonata l’idea della Casa Pensione?
Il periodo di Milanino è ricordato negli annali dell’Istituto come un periodo molto interessante. Il collegio divenne un punto di riferimento per il quartiere in sviluppo con numerose iniziative a favore dei soldati: mostre, lotterie, recite. Sincero lo spirito di fratellanza che animò allieve, professori e maestranze nella fattiva solidarietà con i combattenti ed in particolare con i feriti e gli invalidi ricoverati nella sede di Milano. Le fanciulle offrivano il denaro risparmiato, lavoravano per confezionare capi di vestiario e bende; i professori ed il personale ogni mese offrivano un giorno di salario, nonostante il forte aumento del costo della vita nel periodo.
Nel febbraio successivo, l’Idea Cooperativa torna a parlare del Collegio Reale, pubblicando anche alcune foto. Sottolinea come i locali occupati da Collegio siano “abbondantemente provvisti di finestre, molto civilmente finiti, riscaldati a vapore ed illuminati a luce elettrica … popolati dalle ospiti gentili ci hanno lasciato l’impressione di un vero angolo tranquillo, dove deve riuscire facile e naturale l’apprendere, tanto vi è diffusa la pace ed evidente la salubrità”. Le insegnanti, le allieve e perfino le loro famiglie trovano il soggiorno a Milanino perfettamente gradito “e più gradito il soggiorno riuscirà a tutti quando il sole, prevalendo sulle nebbie invernali, rivestirà di luce il cielo, di colori le ville, di verde e di fiori gli arbusti e le piante, e santificherà il nuovo risveglio della terra a cui, riaccostandoci, noi cittadini troviamo sempre pace, riposo e ristoro”. Ecco, condensata in poche righe da un anonimo articolista, l’idea del ritorno alla natura che la città giardino permette e che sembra diventare quasi un credo, una fede.

Le alunne del Collegio Reale del Fanciulle nel 1920, cioè l’anno dopo il loro rientro a Milano da Milanino. Con tutta probabilità molte di loro erano state a Milanino.
Immagine tratta da Lalatta, il Collegio Reale dell Fanciulle Milano, Di Baio ed. 1993
La guerra termina a novembre del 1918, ma ci vuole un intero anno per avere di nuovo disponibili i locali della sede a Milano. Solo nel novembre 1919 le ragazze poterono rientrare negli sfarzosi saloni di Palazzo Archinto con le loro gioie, le loro speranze, la loro irrefrenabile voglia di vivere a cancellare le sofferenze ed i dolori dei lunghi anni di follia.
A.4.4. – Il Collegio Frassinetti
Il 1° novembre 1919, rientrato a Milano il Collegio delle Fanciulle, in viale Buffoli 11 si inaugura il Collegio Frassinetti con la scuola elementare femminile delle Suore Dorotee. La congregazione, fondata da Paola Frassinetti a Genova nel 1834, dedita in particolare all’istruzione dei ragazzi ed alla loro educazione cristiana, è ora diffusa in tutto il mondo. L’arrivo a Milanino fu con tutta probabilità opera di don Gioacchino Antonini. Coadiutore a Cusano, incaricato di seguire i fedeli di Milanino dal 1913, durante la guerra don Antonini prestò servizio a Milano all’ospedale presso il Seminario Teologico di Corso Venezia ed ebbe diverse occasioni di contatto con le Suore Dorotee, la cui sede in via del Gesù era vicinissima. Da una parte la congregazione cercava una sede più consona per il Collegio, dall’altro don Antonini intuì che, oltre a occupare un edificio già usato come scuola, le suore avrebbero potuto contribuire efficacemente alla costruzione della comunità cristiana di Milanino. E così fu. La cappella dell’Istituto fu la prima chiesa di Milanino presso la quale si celebravano le messe e si tenevano le lezioni di catechismo per i ragazzi.

Nel 1923 l’edificio era sede del Collegio Frassinetti
Al Collegio Frassinetti erano attivi i corsi elementari e secondari, con la formula sia del collegio residenziale, che della frequentazione esterna. Negli anni ’30, a richiesta delle famiglie residenti, aprì anche ai ragazzi. Nel 1937 le Suore Dorotee lasciano Milanino. A giugno di quell’anno risalgono gli ultimi certificati rilasciati (gli alunni delle scuole paritarie dovevano certificare con esami l’apprendimento avvenuto); dall’anno scolastico successivo l’istituto opera a Milano in via Arena 13, oggi sede di una scuola paritaria di orientamento cattolico e di un pensionato per studentesse gestito dalle Suore Orsoline.

Pubblicità per il Collegio Frassinetti “per fanciulle di agiata condizione”.
Sull’ultima pagina del bollettino mensile del Parrocchia di Milanino del 25 agosto 1925.
La parrocchia di Milanino era stata formalmente costituita dalla Curia Milanese nel 1924 ma, senza alcun effetto pratico a causa di un contenzioso con il governo circa la proprietà del Terreno e della Cripta, risolto solo nel 1935 ad opera di don Tacchi: solo allora essa fu riconosciuta dalla amministrazione pubblica come ente giuridico a tutti gli effetti.
Perché questo trasferimento? Non lo sappiamo. Abbiamo trovato nell’archivio comunale soltanto alcuni documenti relativi al tentativo dell’allora commissario prefettizio Antonio Moneta, che nella primavera del 1936 cercò, contattando anche l’Arcivescovo di Milano e inviando a Genova presso la superiora dell’ordine la sig.ra Cavallazzi di Milanino come sua rappresentante, di istituire a Cusano anche la scuola media con i primi tre anni del Ginnasio, dell’istituto Tecnico Inferiore e dell’Istituto Magistrale inferiore. Le Suore Dorotee non erano però disponibili e anzi dichiaravano l’intenzione di vendere l’edificio. Inoltre l’invito a manifestare interesse esteso a moltissime famiglie “abbienti” (la scuola sarebbe stata a pagamento) anche dei comuni attorno a Cusano (sarebbe stato necessario un servizio di autobus) pare non abbia avuto una risposta sufficiente.
Grazie a testimonianze raccolte da L. Tadiello nel corso della preparazione del libro Una passeggiata lunga un secolo, edito nel 2009, conosciamo il nome dell’ultima superiora, Madre Piccardi, e delle ultime Sorelle, Fossa, Damonte, Glicerino, Rabbia.

Programma delle manifestazioni per l’inaugurazione della cripta, cioè la cappella provvisoria sopra la quale avrebbe dovuto sorgere la nuova chiesa di Milanino (21 maggio 1929)
Segnaliamo che in quella occasione il corteo ufficiale parte dal Collegio Frassinetti non a caso. Infatti fino ad allora (ed anche in seguito) la cappella del Collegio aveva svolto il ruolo di centro religioso del villaggio, sede cioè del sacerdote incaricato della cura d’anime e di tutte le attività e celebrazioni relative. Ruolo che sostenne anche per decenni in seguito come sede dell’oratorio femminile.

Seguendo la tradizione inaugurata con l’apertura al culto della cripta nel 1921, da allora il corteo per l’ingresso solenne dei nuovi parroci a Milanino, ha sempre preso avvio dalla cappella del Collegio, Convitto, Istituto di viale Buffoli.
Nella foto vediamo l’uscita dall’edificio per la partenza del corteo in occasione della festa di ingresso di don Ambrogio Melzi, avvenuto nel maggio 1961. Don Ambrogio era già a Milanino come coadiutore dal 1958; fu nominato parroco il 2 marzo 1961 in seguito alla morte di don Emilio Tacchi.
A.4.5. – il Convitto Gerli
Nel 1937 la Gerli Rayon, una grande fabbrica di Cusano che produceva seta artificiale, cioè un filato sintetico derivato mediante processi chimici dalla cellulosa, era in grande espansione, con molte maestranze, in gran parte donne e ragazze, venivano anche da lontano. Così il Conte Gerli, il proprietario, acquista l’edificio per farne un convitto per le operaie che non avevano altra possibilità di alloggio.
La gestione dell’istituto fu affidata alle Suore Salesiane, che vi trasferirono un piccolo gruppo di consorelle: il 14 ottobre 1937 arrivano suor Maddalena Balbiano come direttrice, Suor Enrica Pisoni assistente, suor Angela Galliani cuoca, suor Elisa Frigoli infermiera e suor Luigia Crugnola guardarobiera. I lavori minimi per la sistemazione dei locali sono eseguiti dagli operai manutentori della Gerli, così da poter ospitare le convittrici che sono subito una quarantina.

Negli anni 40-50 la Gerli sostenne la squadra di calcio di Cusano che arrivò a militare nel campionato di serie C. L’autobus nella foto era usato per il trasporto dei calciatori e degli accompagnatori nelle trasferte. Durante la settimana era usato per il trasporta delle operaie a inizio/fine turno dal convitto alla fabbrica e viceversa
Le regole erano piuttosto severe, tipo collegio. Per chi non le rispettava e pretendeva più libertà era previsto anche il licenziamento. Andava garantita in tutti i modi la moralità delle ragazze e giovani donne. Il trasporto dal convitto alla fabbrica e viceversa all’inizio e alla fine del turno era assicurato all’inizio con un camion, sul cui pianale, coperto da un tendone erano fissate delle panche; poi si utilizzo l’autobus che la domenica accompagnava in trasferta la squadra di calcio. Ovviamente spesso le ragazze preferivano fare il tragitto piedi, almeno di giorno, per avere qualche occasione di incontro e di svago; e questo, senza esagerare, era tollerato. Gravissime invece, a rischio espulsione dal convitto e licenziamento, erano le “fughe” fuori orario, ad esempio per andare a ballare.
Presto, per venire incontro ai bisogni delle mamme, il convitto comincia ad ospitare anche qualche figlioletto e poi apre l’internato a bimbe dai sei ai dieci anni prive di assistenza familiare (13 giugno 1944). Il successivo 2 ottobre inizia per le alunne interne la scuola con le prime tre classi elementari. L’anno dopo la scuoletta delle suore aggiunge anche la 4° e la 5° classe. Negli anni successivi si aggiungono anche alunne esterne e dal 1968 la scuola apre anche ai maschi.
Come già al tempo del Collegio Frassinetti, l’istituto è anche sede dell’Oratorio femminile di Milanino, frequentato sia dalle allieve che da tante altre bimbe e ragazzine per intense sessioni di gioco la domenica pomeriggio: nei ricordi di molte testimoni, un appuntamento imperdibile.
A.4.6. La Scuola Popolare Maria Ausiliatrice
Nel 1972 con l’inizio della crisi della Gerli, chiude il convitto. Nell’estate del 1975 la Gerli cessa l’attività. Dopo 8 mesi di occupazione un accordo regola la posizione dei dipendenti rimasti e si avvia la procedura di liquidazione. Il destino dell’edificio di viale Buffoli 11, di proprietà della fabbrica, è incerto. La Gerli vuole venderlo, il comune vorrebbe acquisirlo per destinarlo ad attività sociali, i genitori degli alunni vorrebbero invece che la scuola continuasse, le suore vorrebbero andarsene. Nella primavera del 1977 i genitori si costituiscono in Cooperativa Scuola Popolare Maria Ausiliatrice, prendono in gestione la scuola e rinnovano l’accordo con le Suore Salesiane. Nel giro di un paio d’anni la proprietà dell’edificio passa dalla Gerli in liquidazione ad una società costituita dalla Parrocchia, da genitori degli alunni e da cittadini e in seguito alla Cooperativa stessa; dall’autunno 1979 alle 6 classi elementari miste si aggiungono una prima classe di scuola media ed una prima classe di liceo linguistico. Gli alunni arrivano a 480 nel 1984 con 5 classi elementari, 6 classi medie e 5 classi di liceo linguistico. Dal 2000 la scuola elementare Maria Ausiliatrice e la scuola media Papa Luciani ottengono il riconoscimento di scuole paritarie.

La scuola Parificata Maria Ausiliatrice negli anni ‘80
Le crescenti esigenze didattiche (laboratori, attività complementari, etc) incompatibili con gli spazi disponibili, portano alla decisione di chiudere il liceo linguistico (2005). Oggi (2025) la scuola, sempre gestita dalla Cooperativa Sociale Maria Ausiliatrice e ispirata alla esperienza educativa di San Giovanni Bosco, conta su dieci classi di scuola primaria e sei classi di scuola secondaria inferiore per un totale di circa 400 alunni, di cui il 70% proviene da fuori comune.
Approfondimenti a cura di:
Gabriele Marazzini
APS Archivio Storico Cusano Milanino